Il Covid in Sicilia e a Messina tra misure nazionali e locali, il mio punto di vista

29 Agosto 2020

Sarà difficile, per tutti noi, dimenticare questa estate 2020, l’estate dell’era Covid-19, con mascherine e distanziamento fisico. E sarà difficile, senza dubbio, dimenticare la confusione che continua ad essere alimentata, più o meno consapevolmente, a livello locale, regionale e nazionale da qualcuno che non sembra avere a cuore le sorti del Paese.

Le domande che ogni cittadino legittimamente si pone sono due, apparentemente opposte:

  1. Si sta facendo il possibile per evitare il contagio?
  2. Le misure messe in campo sono davvero necessarie?

Prima di rispondere, analizzando anche alcune delle misure prese nel territorio in cui vivo, dobbiamo sottolineare che le decisioni prese dal Governo Nazionale sono supportate dal contributo del Comitato Tecnico Scientifico (CTS) e sono volte a massimizzare il risultato: abbassare al massimo il pericolo del contagio.
Se l’affollamento oltremisura di determinati luoghi sta diventando veicolo di possibile contagio è ovvio che il Governo è costretto a varare una misura impopolare ma necessaria come quella dell’uso obbligatorio della mascherina durante le ore che più si prestano agli assembramenti incontrollati.

E a livello locale invece? Beh, presidenti di regione e sindaci hanno grandi responsabilità e non sempre mezzi adeguati, loro malgrado. Tuttavia quando decidono di avvalersi della collaborazione istituzionale riescono a fronteggiare egregiamente la situazione. O banalmente decidono di metterci la faccia quando prendono decisioni impopolari ma efficaci. Come a Capo d’Orlando, paese in provincia di Messina dove soggiorno con la mia famiglia e dove il sindaco ha imposto l’uso della mascherina all’aperto a tutte le ore. Certo, non è esattamente piacevole passeggiare sotto il solleone con la mascherina in faccia, ma tra le misure che un sindaco può mettere in atto credo sia quella che meno danno può fare all’economia del proprio paese. Infatti le alternative sarebbero assai più dolorose, come la chiusura anticipata dei locali o altre amenità che tra social e media abbiamo imparato tutti a conoscere.

Altre volte gli amministratori pensano a massimizzare il risultato sì, ma non in termini di sicurezza per la propria comunità, bensì in termini di consenso elettorale. E badate bene, possono riuscirci perfettamente.          


Così assistiamo allibiti alla “sanificazione” delle spiagge di Messina, una misura che se va bene è inutile, visto che non ci sono prove che il COVID sia trasmissibile attraverso la sabbia, se va male è addirittura dannosa per l’ambiente e per le casse comunali. Certo, una trovata del genere può fare breccia nel cuore di coloro che, non sapendo dell’inutilità dell’operazione, pensano di potersi andare a fare un bagno più tranquilli. A ben vedere però non serve andare a Mondello per trovare gente già fin troppo tranquilla!

Tra le altre “buone pratiche” messe in campo per guadagnare consensi, negli ultimi giorni ha preso piede quella di additare i migranti come unici portatori e diffusori del virus. Sul fenomeno migratorio possiamo girarci attorno quanto vogliamo, ma l’unica misura efficace per fronteggiarlo resta quella di rimpatriare chi è arrivato qui in modo illegale e soprattutto fare in modo che non parta nessuno. Per questo apprezzo il lavoro che sta svolgendo Di Maio come Ministro degli Esteri nei contatti con la Tunisia. Nel frattempo però il Presidente della Regione Siciliana ha deciso di varare un’ordinanza afferente l’immigrazione, tema di competenza nazionale così come ribadito dal Tar di Sicilia che ha accolto il ricorso del Governo Nazionale. Fa tristezza pensare che questa mossa inefficace sul tema migratorio trovi però la sua efficacia nella conquista del consenso, unico motivo perché una persona preparata e con una lunga storia politica e amministrativa come Nello Musumeci possa abbassarsi a fare una cosa del genere. Ho l’impressione che parlare di migranti, con gli stessi turisti che ammettono di non averne mai visto uno, ad esempio a Lampedusa, sia solo un modo per allontanare l’attenzione dal vero problema, un modo per trovare un capro espiatorio. Perché chi oggi emana questa assurda ordinanza appellandosi all’ “emergenza sanitaria” è lo stesso che, con ordinanza del 13 giugno ha riaperto le discoteche (costringendo il governo nazionale a richiuderle ad agosto) e che, con ordinanza del 2 luglio, ha concesso l’eliminazione del distanziamento all’interno degli aliscafi da e per le Isole minori della Sicilia, luoghi che per la loro bellezza sono molto frequentati e quindi, va da sé, a più alto rischio contagio.

Misure che piacciono ai cittadini, ma che non vanno nella giusta direzione. “When you get what you want but not what you need” canta Chris Martin dei Coldplay.

Unica nota positiva è l’accelerazione dello svuotamento dell’ex Caserma Bisconte di Messina da parte della Prefettura dopo la fuga di alcuni migranti tunisini avvenuta un mese fa. Misura che come MoVimento 5 Stelle chiedevamo già dal 2017, vista l’assoluta inadeguatezza del luogo, adiacente a un quartiere popoloso di Messina.

Detto questo, la risposta è sì a tutte e due le domande di inizio post. Il governo nazionale sta mettendo in campo tutte le forze, giocando su delicatissimi equilibri, per far sì che non si torni indietro ai tempi del lockdown, anche in presenza di chi, invece di allinearsi alle vere buone pratiche, spinge per far affondare la barca, in nome di problemi che di fatto non esistono, non facendo certo il bene della comunità.

Il resto tocca a ognuno di noi.

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