Parlare di mafia è essenziale, lottare contro le mafie è un dovere.
Per questo motivo ho aderito anche io, con convinzione, alla call to action “Parlate di mafia!” lanciata da WikiMafia e rivolta a tutti i candidati alle prossime elezioni politiche, nell’ambito della quale non solo è stato chiesto a tutti i candidati di affrontare la questione antimafia in campagna elettorale, ma anche di impegnarsi attivamente in Parlamento, qualora vengano eletti, per portare avanti dieci impegni generali contro le mafie, a molti dei quali sono felice di aver dato seguito già in questa e nella scorsa Legislatura.
Ecco quali:
- In qualità di membro e capogruppo in Commissione antimafia nella scorsa Legislatura, mi sono impegnato per l’approvazione del Codice di autoregolamentazione in materia di formazione delle liste delle candidature, in modo che i partiti si impegnino a non candidare persone condannate, al fine di prevenire il rischio di infiltrazione della criminalità organizzata in qualunque assemblea elettiva.
- Il 21 marzo scorso, in occasione della Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, ho depositato una proposta di legge costituzionale per inserire la lotta alle mafie in Costituzione. In particolare, il disegno di legge costituzionale è finalizzato a dare fondamento giuridico costituzionale diretto alle attività di prevenzione e contrasto alle mafie, introducendo il principio della tutela dell’economia legale dai condizionamenti criminali e quello di destinazione a fini istituzionali dei beni confiscati nell’ambito delle attività di contrasto alle organizzazioni criminali.
- Come Questore della Camera dei deputati mi sono impegnato per ottenere l’introduzione dalla prossima Legislatura nei dossier redatti dal servizio studi della Camera di un paragrafo ove si proceda alla valutazione di impatto delle leggi in tema di lotta alla criminalità organizzata transnazionale, affinché sia anticipatamente accertato se il provvedimento in discussione è in attuazione o in contrasto delle disposizioni previste dalla Convenzione di Palermo e dalla Risoluzione Falcone.
- Nella scorsa Legislatura, mi sono occupato anche di contrasto alle mafie con riguardo al potenziamento dell’attività delle forze di polizia sul territorio. A riguardo, dopo una lunga battaglia che mi ha visto impegnato in Commissione Antimafia, ho contribuito all’istituzione a Foggia di una sede della Direzione Investigativa Antimafia.
- Con riguardo alla valorizzazione dei beni confiscati alle mafie, ho lavorato su molti fronti a partire dalla proposta di legge costituzionale per introdurre in Costituzione il principio della destinazione a fini istituzionali dei beni confiscati. Convinto dell’importanza fondamentale dei simboli nella lotta alla mafia e nel contrasto alla cultura mafiosa sono intervenuto in Parlamento presentando un’interpellanza urgente al Ministero dell’Interno sull’assurda vicenda giudiziaria che riguarda “Casa Felicia”, bene confiscato alle mafie che potrebbe tornare nelle mani della famiglia del boss mafioso Tano Badalamenti, condannato per l’omicidio di Peppino Impastato. Ho combattuto al fianco di Giovanni, fratello di Peppino, chiedendo a tutte le istituzioni di adoperarsi in ogni modo affinché il bene non venga restituito agli eredi del boss Badalamenti e sia conservato al patrimonio pubblico.
- Un’altra proposta antimafia cui tengo particolarmente, e che mi apprestavo a presentare nella prossima Legge di Bilancio, è quella che riguarda il cosiddetto “emendamento Nava“, che prevede la reversibilità dell’assegno dei testimoni di giustizia. Questa proposta è dedicata a Piero Nava, primo testimone di giustizia della storia d’Italia, che da semplice cittadino testimone dell’omicidio del giudice Livatino ha deciso, con coraggio, di denunciare, vedendo completamente stravolta la sua vita a beneficio della giustizia.
- Sul fronte dell’offerta formativa, grazie a un emendamento a mia prima firma, sono state istituite sei borse di studio per frequentare un master di I o II livello interdisciplinare sul tema della criminalità organizzata, da tenersi in tre università pubbliche italiane, rispettivamente del Nord, del Centro e del Sud, così da formare giovani qualificati ad alti livelli in materia.
- Per quanto riguarda il diritto all’oblio, in seno all’Ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati ho proposto di non concedere tale diritto con riguardo agli atti parlamentari a chi risulta aver avuto contatti con la criminalità organizzata.