VITTORIA M5S: SALVATO L’ERGASTOLO OSTATIVO
Poco fa la Camera dei deputati ha approvato la modifica dell’articolo 4-bis dell’ordinamento penitenziario, cioè della legge sull’ergastolo ostativo.
Si tratta di un’approvazione importante perché salva una legge fondamentale nell’ambito della repressione dei delitti di mafia e terrorismo.
La legge sull’ergastolo ostativo, infatti, prevede un regime che nega la concessione dei benefici penitenziari a chi è stato condannato per reati gravi tra i quali terrorismo e associazione di tipo mafioso. È stata introdotta dall’art. 4-bis, nel 1992 a seguito alle stragi di mafia e all’uccisione dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Tuttavia, a seguito di un’ordinanza della Corte costituzionale, si è reso necessario intervenire con una modifica legislativa per evitare che la norma, nella sua formulazione originaria, venisse dichiara incostituzionale. Lo scorso anno, infatti, la Consulta ha rilevato l’incostituzionalità dell’articolo 4-bis per violazione del principio di uguaglianza di cui all’articolo 3 della Costituzione e di rieducazione del condannato di cui all’articolo 27, nella parte in cui nega i benefici al condannato all’ergastolo per i delitti di mafia e terrorismo che non abbia collaborato con la giustizia.
La Corte Costituzionale ha, pertanto, invitato il Parlamento a intervenire normativamente entro maggio e salvare la disposizione. In mancanza, infatti, il 4-bis sarebbe stato dichiarato incostituzionale e questo avrebbe causato un vuoto normativo in materia, comportando la possibilità di concedere ai condannati per reati di mafia o terrorismo i benefici penitenziari, senza alcun vincolo o limite.
Come MoVimento 5 Stelle non potevamo permetterlo. Per questo motivo, abbiamo presentato una nostra proposta per subordinare la concessione dei benefici penitenziari ad alcuni vincoli.
In particolare, la norma così modificata prevede che, per i condannati per reati di terrorismo o di mafia, il giudice possa concedere i benefici previsti dall’ordinamento penitenziario, come i permessi premio, il lavoro esterno e la detenzione domiciliare, se il detenuto dimostri di non avere più contatti attuali con le organizzazioni criminali di tipo mafioso e di aver adempiuto alle obbligazioni civili e risarcito le vittime del reato. Con la modifica odierna, quindi, il detenuto che sia stato condannato per reati di mafia e terrorismo dovrà dimostrare al giudice che il rapporto con l’organizzazione criminale è reciso.
Abbiamo raggiunto un primo risultato importante. Ora ci attende l’approvazione al Senato. Mantenere in vita questo valido strumento di contrasto alla criminalità è essenziale, anche nel rispetto di tutti coloro che hanno speso la vita e continuando a spendersi per la legalità.