Sono passati 9 anni dalla prima seduta della Camera.
Era il 15 marzo 2013, avevo 25 anni.
Per la prima volta, sedevo in Aula alla Camera dei deputati. Accanto a me c’erano giovani donne e uomini, ancora sconosciuti, che di lì a poco sarebbero diventati non solo compagni di viaggio ma soprattutto amici.
Ricordo bene la forte emozione che provai quel giorno, il fiato sospeso, il peso della grandissima responsabilità che mi era stata affidata dai cittadini. Sono passati molti anni ma quel peso e quella responsabilità li avverto ancora oggi forti come il primo giorno.
Dopo 9 anni, mi guardo indietro, guardo quanto abbiamo fatto e il percorso che abbiamo attraversato e posso dire con serenità e sincerità che sono soddisfatto di quello che abbiamo realizzato.
A volte mi capita di leggere alcuni commenti sui social in cui ci tacciano di incoerenza, in cui ci chiamano «traditori». Non posso negare che fa male leggere queste parole, che fa male pensare di aver deluso chi ci ha dato fiducia, e che fa male soprattutto sapere di aver deluso le aspettative pur avendo realizzato tutto quello che si era promesso.
Per cinque anni abbiamo fatto una strenua opposizione. Abbiamo scalato muri altissimi, abbiamo avvicinato e fatto entrare i cittadini nelle istituzioni, abbiamo rivoluzionato il modo di fare politica. I parlamentari, da quel momento, non sono stati più delle figure mitologiche e inarrivabili ma, finalmente, sono stati al fianco dei cittadini, sui territori, ad ascoltarli e a portare la loro voce nelle Istituzioni.
In questa Legislatura, poi, ci siamo ritrovati con l’onore e l’onere di avere la maggioranza relativa in Parlamento, con la responsabilità di governare il nostro Paese. E così abbiamo fatto, realizzando tutto quello che avevamo promesso in campagna elettorale. E lo abbiamo fatto nel momento più buio e difficile della storia della nostra Repubblica. Abbiamo affrontato la pandemia e ne siamo usciti diventando un modello positivo per tutto il mondo, e ora ci ritroviamo con un conflitto alle porte che mai avremmo voluto vedere.
Abbiamo realizzato quanto avevamo promesso, eppure questo ad alcuni non basta. Siamo rimasti a combattere, con le unghie e con i denti, per tutelare i cittadini e difendere le nostre misure. Abbiamo sventato il tentativo di eliminare il Reddito di Cittadinanza, una misura senza la quale migliaia di famiglie non avrebbero avuto di che mangiare, in particolare durante la pandemia. Abbiamo difeso il Superbonus, con cui abbiamo rilanciato un intero settore economico che era in crisi e creato nuovi posti di lavoro. Per primi, abbiamo posto all’attenzione del Governo il problema del caro bollette e abbiamo permesso che venissero stanziati milioni di euro per contrastarlo. Abbiamo fatto approvare lo Spazzacorrotti, il Decreto dignità, il Codice rosso. E lo abbiamo potuto fare solo stando al Governo, impegnandoci a mediare le nostre posizioni con quelle degli altri partiti.
Potevamo fregarcene e andare all’opposizione. Dire “no”, effettivamente, è facile. Potevamo farlo e crescere nei sondaggi, ma questo avrebbe significato far cancellare le nostre misure, quelle per cui i cittadini ci hanno votato e dato fiducia.
Mentre negli altri partiti fanno i conti con condanne e con politici pagati da Stati esteri, noi continuiamo a tagliarci lo stipendio, ogni mese, tutti i mesi. Noi continuiamo a stare sui territori, a rispondere ai cittadini.
E così continueremo a fare, sempre.