In questi giorni a causa del conflitto russo-ucraino, si è acceso un faro sul tema della difesa comune dell’Unione europea. L’invasione dell’Ucraina e la forte instabilità nella politica estera che ne è derivata hanno evidenziato l’urgenza e la necessità di una difesa comune europea.
Dotare gli Stati membri dell’UE di una politica di sicurezza e di difesa comune significa essere più forti e incisivi nel quadro internazionale e giocare un ruolo di prim’ordine nella che altrimenti gli Stati singolarmente non potrebbero avere davanti a potenze come Stati Uniti, Russia e Cina.
Difesa comune: cos’è e a cosa serve
Per Difesa comune si intende il quadro delle misure UE in materia di difesa e di gestione delle crisi, compresi la cooperazione e il coordinamento in materia di difesa tra gli Stati membri.
Con la Difesa comune si intende perseguire i seguenti obiettivi:
- istituire una forza di reazione rapida di almeno 5mila unità, da aumentare all’occorrenza;
- realizzare il coordinamento europeo in materia di ricerca e di produzione industriale;
- adottare una visione comune e assumere un impegno congiunto in ambito militare.
Quali sono i vantaggi della Difesa comune?
I vantaggi della Difesa comune sono molteplici. Anzitutto, dotandosi di una Difesa comune, l’Europa potrebbe assumerebbe un ruolo più significativo negli equilibri in materia di sicurezza su scala globale e strategico nel quadro della politica estera.
La costruzione di una Difesa comune porterebbe vantaggi anche alla NATO, in quanto dall’avere un partner europeo più forte.
Inoltre, i progressi degli Stati membri in questa direzione possono avere anche un impatto immediato su tutte le operazioni e missioni attualmente in corso, che vedono le nostre donne e i nostri uomini in uniforme in prima linea, dai Balcani all’Africa, garantendo massima visibilità ed efficacia alla politica estera dell’UE.
I primi passi della Difesa comune
La Difesa comune muove i primi passi già qualche anno addietro. Nel 2017 è nata la PESCO Cooperazione Strutturata Permanente (Permanent Structured Cooperation), costituita da 25 Paesi membri. Lo scopo della PESCO è permettere agli Stati di cooperare sul fronte della sicurezza e della difesa, investendo su progetti comuni che vedono interessati gli Stati aderenti da una stretta collaborazione. Ad oggi si contano circa sessanta progetti che riguardano, in particolare, la formazione terrestre, sistemi marittimi, aerei, cyber-difesa.
In questo contesto, la Commissione europea ha istituito il Fondo Europeo di Difesa (EDF), per fornire i mezzi e il sostegno finanziario nel campo della ricerca e dello sviluppo, capace di rendere ogni forma di cooperazione più attraente per gli Stati coinvolti evitando lo spreco di risorse e la duplicazione degli sforzi pure dal punto di vista industriale. Si tratta di un fondo da circa 7,9 miliardi di euro che finanzierà i progetti concordati congiuntamente dai Paesi UE. Il Fondo può aiutare anche l’industria della difesa dell’Unione europea a mantenere all’interno dei confini del nostro continente il know-how e alcune capacità critiche in termini di ricerca e sviluppo che sono essenziali per perseguire concretamente l’autonomia strategica.
Inoltre, l’Unione europea sta lavorando sulla propria “Bussola strategica” (“Strategic Compass”), un documento politico che si pone l’obiettivo di coordinare le attività di sicurezza e difesa nel breve-medio termine e costruire, così, una cultura strategica comune. Grazie a questa strategia, si potrebbero migliorare le capacità di gestione di crisi legate a minacce ibride, cibernetiche e alla disinformazione; proteggere al meglio gli spazi geo-strategici oggetto di contestazioni, dai mari allo spazio; migliorare le capacità di risposta alle conseguenze dei cambiamenti climatici, dei disastri naturali, delle emergenze; pianificare meglio gli investimenti per sviluppare le nostre capacità di difesa, incluse le tecnologie emergenti.
Il ruolo dell’Italia nel progetto di Difesa comune
Il nostro Paese è protagonista del dibattito sulla Difesa comune europea, come anche ribadito dal nostro Ministro degli Esteri, Luigi di Maio, e dal Presidente del Consiglio Mario Draghi.
In particolare, il Ministro Luigi Di Maio ha in più occasioni ravvisato la necessità promuovere un coordinamento dell’industria continentale, al fine di attuare la Difesa Comune. Questo passaggio risulta importante non tanto per contrastare i nostri alleati, quanto per acquisire insieme maggiore peso contrattuale in un quadro di una fisiologica competizione industriale con potenze quali, gli Stati Uniti o la Cina.