Fondi europei, Pnrr per il Sud, sicurezza stradale: Mario Furore, portavoce al Parlamento europeo, ci racconta il suo lavoro a Bruxelles e il suo impegno per il Sud
Mario Furore parlamentare europeo più giovane di Italia. Come vivi questo ruolo e le relative responsabilità?
Al Parlamento europeo prendiamo decisioni su materie fondamentali per i cittadini di tutta l’Europa. Ho sempre affrontato con serietà e responsabilità il mio lavoro. Un lavoro che, tra l’altro, mi permette di portare nel cuore dell’Europa le istanze dei miei elettori: ciò è per me fondamentale. Sono titolare della commissione Petizioni, in cui supporto i cittadini che vogliono portare direttamente la loro voce in Europa, e della commissione Trasporti e turismo, un settore che ha bisogno, in questo particolare momento storico, di tutta la nostra attenzione. Sì, sento il peso della responsabilità, ma soprattutto sono consapevole delle opportunità che il mio ruolo può costituire per i cittadini italiani.
Sei stato eletto nel collegio Sud. Proprio il Mezzogiorno è indietro nella spesa delle risorse dei fondi europei. Cosa si può fare per ridurre il divario con il Nord?
Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è previsto un intervento strutturale senza precedenti per il Sud: lo scopo è proprio superare le difficoltà di assorbimento dei fondi attraverso la digitalizzazione, in particolare della pubblica amministrazione, la semplificazione delle norme in materia di investimenti e di interventi, potenziando le infrastrutture delle reti di trasporto, in primis ferroviario, e delle reti idriche ed energetiche. Ma sono certo che, a fare la differenza, saranno le azioni previste per il settore scolastico e per incentivare il lavoro femminile. Lavoriamo, inoltre, per arginare lo spopolamento di alcune aree del nostro Paese e la relativa perdita di competenze. L’obiettivo è invertire questa tendenza e valorizzaee le persone che rappresentano, al di là dei fondi, la vera ricchezza di un territorio. I fondi europei non sono mai mancati, ma spesso il Sud non ha saputo sfruttarli proprio per carenze strutturali: questo piano offre una visione integrata delle azioni necessarie per invertire questa tendenza.
Recentemente in commissione trasporti è stata approvata una risoluzione quadro in materia di sicurezza stradale. Quali saranno i cambiamenti nei prossimi anni?
L’Unione europea ha adottato un approccio del “sistema sicuro” a livello dell’UE, basato su obiettivi temporali di riduzione delle vittime e dei feriti gravi: dobbiamo compiere un grande sforzo per avvicinarci all’obiettivo “zero vittime”. I prossimi anni saranno cruciali e, per questo, è necessario intervenire su più fronti. A partire dalla tecnologia che può costituire un valido supporto, ma anche un rischio con l’evoluzione dei veicoli automatizzati. Fondamentali, inoltre, sono i controlli tecnici accurati dei veicoli e anche il potenziamento della sicurezza dei veicoli e delle infrastrutture. Le modalità di trasporto urbano stanno cambiando e dobbiamo focalizzarci sugli utenti stradali vulnerabili: pedoni e ciclisti. Naturalmente l’educazione sarà un elemento fondamentale: l’alcol è implicato nel 25 % circa della totalità dei decessi sulle strade e, unitamente all’eccesso di velocità, è una delle due principali cause di morte sulla strada. La sicurezza stradale dipende innanzitutto dai nostri comportamenti.
Progetto Erasmus: con l’emergenza sanitaria ci sono stati dei rallentamenti per questi progetti. Quali sono le prospettive per il prossimo anno scolastico?
La Commissione Europea si è trovata ad affrontare due eventi critici allo stesso tempo: da una parte la pandemia e dall’altra un’adozione tardiva del Quadro Finanziario Pluriennale che ha creato alcuni ritardi nel lancio dei nuovi programmi. Ma il programma è avviato, e per i primi giorni di settembre sarà pienamente operativo. Nel corso degli anni il programma faro dell’Unione ha conosciuto un’evoluzione che lo rende sempre più uno strumento efficace per inserirsi con successo nel mondo del lavoro e inoltre è lo strumento che permette a tutti di capire come un’Europa interconnessa costituisca una ricchezza per ciascuno di noi.