Mai come in questi giorni risuonano, nella loro importanza cruciale, le parole pronunciate dal Presidente Mattarella per il 74° anniversario della Festa Nazionale della Repubblica. Parole fondamentali – probabilmente le sole che ha senso pronunciare e praticare in questo momento – per superare, uniti e forti, una delle fasi più buie per il nostro Paese.
Ecco il passaggio del discorso che, a mio avviso, tutte le forze politiche e i soggetti istituzionali dovrebbero scolpire nella loro azione attuale, ma anche generale:
“Abbiamo detto tante volte che noi italiani abbiamo le qualità e la forza d’animo per riuscire a superare anche questa prova. Così come abbiamo ricostruito il Paese settant’anni fa.
Lo abbiamo visto nelle settimane che abbiamo alle spalle.
Abbiamo toccato con mano la solidarietà, la generosità, la professionalità, la pazienza, il rispetto delle regole. Abbiamo riscoperto, in tante occasioni, giorno per giorno, doti che, a taluno, sembravano nascoste o appannate, come il senso dello Stato e l’altruismo.
Abbiamo ritrovato, nel momento più difficile, il vero volto della Repubblica.
Ora sarebbe inaccettabile e imperdonabile disperdere questo patrimonio, fatto del sacrificio, del dolore, della speranza e del bisogno di fiducia che c’è nella nostra gente. Ce lo chiede, anzitutto, il ricordo dei medici, degli infermieri, degli operatori caduti vittime del virus nelle settimane passate.
Siamo orgogliosi di quanto hanno fatto tutti gli operatori della sanità e dei servizi essenziali, che – spesso rischiando la propria salute – hanno consentito all’intera nostra comunità nazionale di respirare mentre la gran parte delle attività era ferma. Siamo grati ai docenti per la didattica a distanza, agli imprenditori che hanno riconvertito in pochi giorni la produzione per fornire i beni che mancavano per la sicurezza sanitaria, alle donne e agli uomini delle Forze dell’Ordine, nazionali e locali, alla Protezione Civile, ai tanti volontari, che hanno garantito la sicurezza e il sostegno nell’emergenza.
Sono consapevole che a questi comportamenti se ne sono, talvolta, contrapposti altri ad opera di chi ha cercato e cerca di sfruttare l’emergenza. Comportamenti simili vanno accertati con rigore e repressi con severità ma sono, per fortuna, di una minoranza molto piccola della nostra società.
Questo 2 giugno ci invita a riflettere tutti su cosa è, su cosa vuole essere la Repubblica oggi.
Questo giorno interpella tutti coloro che hanno una responsabilità istituzionale – a partire da me naturalmente – circa il dovere di essere all’altezza di quel dolore, di quella speranza, di quel bisogno di fiducia.
Non si tratta di immaginare di sospendere o annullare la normale dialettica politica. La democrazia vive e si alimenta di confronto fra posizioni diverse.
Ma c’è qualcosa che viene prima della politica e che segna il suo limite.
Qualcosa che non è disponibile per nessuna maggioranza e per nessuna opposizione: l’unità morale, la condivisione di un unico destino, il sentirsi responsabili l’uno dell’altro. Una generazione con l’altra. Un territorio con l’altro. Un ambiente sociale con l’altro. Tutti parte di una stessa storia. Di uno stesso popolo.
Mi permetto di invitare, ancora una volta, a trovare le tante ragioni di uno sforzo comune, che non attenua le differenze di posizione politica né la diversità dei ruoli istituzionali.
Siamo tutti chiamati a un impegno comune contro un gravissimo pericolo che ha investito la nostra Italia sul piano della salute, economico e sociale.
Le sofferenze provocate dalla malattia non vanno brandite gli uni contro gli altri.
Questo sentimento profondo, che avverto nei nostri concittadini, esige rispetto, serietà, rigore, senso della misura e attaccamento alle istituzioni. E lo richiede a tutti, tanto più a chi ha maggiori responsabilità. Non soltanto a livello politico.
Siamo chiamati a scelte impegnative”.
In questo momento è essenziale che partiti e movimenti politici, ognuno dalla propria posizione, remino nella stessa direzione: quella che porta a difendere il Paese dalla crisi, con tutte le forze e le energie possibili.
Rendiamo questa fase così dolorosa e pesante un momento ‘ri-costituente’ per l’Italia. Umanità, coraggio, apertura e collaborazione: nelle intenzioni, ma soprattutto nelle azioni. Solo così potremo andare oltre la crisi e potremo riprendere in mano il nostro futuro.
La politica e le Istituzioni siano davvero ‘all’altezza di quel dolore, di quella speranza, di quel bisogno di fiducia’, che gli italiani manifestano ogni giorno.