In qualità di portavoce dei cittadini in Parlamento riteniamo che il modo migliore per festeggiare l’8 marzo sia quello di spingere la politica a fare molto più per le donne di questo Paese. A tutte loro che, ogni giorno, sostengono le fondamenta del nostro Paese attraverso un insostituibile contributo economico, sociale e culturale l’Italia deve riconoscere una parità e una tutela che ancora mancano. Per la politica a parlare devono essere i fatti e le misure da mettere in campo già si conoscono alla perfezione: serve la volontà di realizzarle e di portarle a compimento attraverso un processo che necessità sia di maggiori fondi rispetto a quelli investiti fino ad ora, sia di interventi che incidano primariamente a livello educativo e culturale. Da questo punto di vista la realizzazione nelle scuole di programmi di educazione alle differenze di genere e all’affettività è un antidoto insostituibile, sul medio e lungo periodo, contro la subcultura della discriminazione.
Ricordiamo come in Italia, seppur si vada riducendo, resta ancora significativa la forbice tra la retribuzione di uomini e donne: il conseguimento della parità di trattamento economico costituisce una precondizione necessaria per la reale emancipazione e libertà dell’individuo. Rispetto alla violenza di genere poi, la nostra attenzione è da sempre altissima ed è doveroso ricordare, soprattutto oggi, le troppe donne che ogni giorno sono vittime di violenze, spesso all’interno delle mura domestiche. La Convenzione di Istanbul è in vigore in Italia dal 1 agosto 2014 ma molti suoi profili restano disattesi, sanciti solo sulla carta. Nonostante si stiano lentamente compiendo alcuni passi in avanti – ricordiamo la proposta di legge della nostra collega Maria Edera Spadoni sul congelamento della pensione di reversibilità per chi è accusato dell’omicidio della moglie, appena approvata alla Camera e che, auspichiamo, sarà calendarizzata quanto prima al Senato – numerose istanze restano tuttora disattese dai governi che si sono succeduti in questi anni.
Tra le richieste che il MoVimento 5 Stelle sta avanzando, ricordiamo quella relativa alla realizzazione di un monitoraggio regolare sulla popolazione per determinare l’incidenza della violenza di genere e quella sull’introduzione di nuove e concrete politiche per la conciliazione tra la cura della famiglia e l’attività lavorativa. Riteniamo fondamentale che il settore privato e i mass media definiscano norme di autoregolamentazione per rafforzare il rispetto della dignità delle donne e per prevenirne le violenze. C’è ancora moltissimo che può e deve essere fatto ma, per quanto attiene il governo, segnaliamo ancora una volta un primo passo al contempo simbolico e concreto che potrebbe essere realizzato già oggi: restituire il ministero per le Pari Opportunità.
I portavoce M5S in Parlamento