Forse molti di voi ricorderanno il polverone di polemiche che suscitò (ormai mesi fa) la nomina del nuovo direttore generale del CINECA, il Consorzio interuniversitario senza scopo di lucro che ha il compito di fornire i sistemi gestionali per le amministrazioni universitarie e per il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
Una nomina, quella del dottor David Vannozzi, che giungeva il 23 marzo 2016, trascinando su di sé parecchi interrogativi. Il conferimento dell’incarico, infatti, avveniva al termine di una procedura di selezione, richiesta proprio dal CINECA, affinché la società affidataria trovasse una figura idonea.
Successo questo. Al termine della prima tranche vennero selezionati i profili di oltre 400 candidati potenziali, finché non venne formata una short list di sole 5 persone. Tra queste figurava proprio Vannozzi, allora componente del consiglio di amministrazione del CINECA, colui che, secondo quanto emerso dalle pagine dei giornali, aveva dato il via alla procedura di selezione.
La domanda e i dubbi che sollevammo furono più che legittimi. Tra tutti i candidati proprio il consigliere veniva ritenuto dal Ministero “il più adeguato a ricoprire tale ruolo”, in virtù delle sue esperienze maturate come direttore generale dell’Università di Pisa, componente del Cda del CINECA e, infine, direttore amministrativo dell’azienda sanitaria di Firenze? Eppure, proprio a causa di quell’incarico, a poche settimane dal conferimento “Il Fatto Quotidiano” titolava: “CINECA, al vertice un manager imputato per truffa e falso ma gradito ai renziani”.
E quindi davvero su oltre 400 candidati il miglior profilo risultava essere quello di un soggetto già appartenente al CdA dello stesso Consorzio che voleva creare una selezione pubblica per trovare un profilo adatto alla figura di Direttore Generale? E ancora, per quale motivo non si era tenuto in debito conto che il dottor Vannozzi risultasse essere, pur in assenza di alcuna condanna, imputato in un processo per reati direttamente legati ad una delle cariche ricoperte e positivamente valutate dal CdA?
Presentammo un’interrogazione parlamentare per avere chiarimenti (clicca qui). Sono passati mesi e finalmente il Ministero ha deciso di rispondere. Come? Con tanti ed inutili riferimenti normativi e non una, dico una, parola riguardo alla questione. Nessuna giustificazione, nemmeno accennata in risposta ad uno strumento (quello delle interrogazioni) che servirebbe proprio a rendere note le decisioni assunte dai vari Ministeri. Il MIUR ha liquidato tutto in solo poche parole: Vannozzi è stato ritenuto “il più adeguato”.
Sinceramente, tutto questo lascia interdetti. Con questo Governo anche le interrogazioni parlamentari sembrano aver perso la loro vera valenza. Esse sono uno dei pochi strumenti che un Deputato può utilizzare per porre l’attenzione su importanti questioni di rilevanza nazionale, affinché il Ministro interrogato renda note le motivazioni che lo hanno condotto ad una determinata scelta, ovvero consentano di verificare la veridicità di una determinata notizia appresa dagli organi di stampa.
E invece adesso, ad oltre tre anni dall’inizio della legislatura, questo strumento è divenuto pressoché inutilizzabile, se non per denunciare fatti gravi che possano essere così conosciuti dai cittadini. I componenti del Governo sono soliti rispondere a pochissime delle interrogazioni presentate e, soprattutto, a molti mesi (in alcuni casi anni) di distanza dal loro deposito.
Il MIUR ormai lo fa da anni. Elude le risposte, omette i fatti, specialmente quando si tratta di “tutelare” e mascherare le inefficienze del CINECA.
Non dimentichiamo i pasticci fatti, gli errori grossolani commessi nella gestione di alcuni concorsi. Basti semplicemente ricordare i test di Medicina 2014 e gli esami per l’abilitazione all’esercizio della professione di medico chirurgo, entrambi a Messina ed entrambi al centro di gravi inefficienze ad opera del CINECA.
Con la risposta di oggi sulla nomina di Vannozzi giunge l’ennesimo schiaffo alla verità, alla trasparenza, alla giustizia.