La questione della “rissa per i Rolex in regalo”, avvenuta durante il recente viaggio diplomatico del Premier Matteo Renzi a Riyad, capitale dell’Arabia Saudita, oltre ad essersi eretta quale spiacevole barzelletta internazionale, mette a nudo dei comportamenti istituzionali che sembrano andare ben oltre la semplice etica, finendo per violare il “codice di comportamento dei dipendenti pubblici”.
Ecco perché ho sentito l’esigenza, forse il dovere, di depositare un’interrogazione indirizzata direttamente al Presidente del Consiglio dei Ministri, nonché al Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Considerando come la vicenda, risalente all’8 ed al 9 gennaio, abbia assunto caratteri di rilievo nazionale, ho domandato a chi di competenza se non sia il caso di approfondire la questione per fugare ogni ragionevole dubbio circa la violazione del “codice di comportamento dei dipendenti pubblici”.
Da un lato, infatti, vi è il regolamento che vieta al dipendente di accettare per sé o per gli altri regali o altre utilità (se non di modico valore), dall’altro lato, invece, abbiamo la misteriosa sparizione di doni che la rappresentanza italiana a Riyad avrebbe ricevuto e che, secondo quanto riferito dalla stessa Presidenza del Consiglio, sarebbero stati dalla stessa sequestrati e custoditi. Doni rappresentati in orologi (che si aggirerebbero sul valore dei 3mila-4mila euro) che, secondo quanto riportato dal quotidiano Il Fatto, non solo avrebbero causato una “rissa” tra funzionari per accaparrarseli ma non si troverebbero neanche nelle sale della Presidenza del Consiglio, laddove dovrebbero stare dopo esser stati sequestrati.
Una vicenda dai contorni a dir poco misteriosi su cui, a mio avviso, è più che doveroso fare luce. Sembrerebbe anche che non sia la prima volta che alti funzionari della Repubblica, nonché esponenti politici dell’Esecutivo, abbiano messo in atto comportamenti di appropriazione illecita di regali di questa portata.
Mi auguro che il Ministero e lo stesso Presidente del Consiglio si pronuncino presto sulla questione, chiarendo e spiegando, in nome della trasparenza, cosa è realmente successo nell’affaire “Rolex” e garantendo che fatti del genere non si verifichino mai più.