Porto di Tremestieri: il Ministero risponde, i dubbi restano

18 Novembre 2015

Ricordate l’interrogazione depositata il 3 marzo 2015, in cui chiedevo al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, all’indomani dell’ennesima chiusura del porto di Tremestieri, un suo urgente intervento.? Dopo mesi di attesa ho finalmente ricevuto la risposta!

Dopo mesi di continue interruzioni del servizio chiedevo al Ministro di attivarsi in prima persona per assicurare allo scalo messinese la sua piena funzionalità, scongiurando così il periodico passaggio dei Tir dal centro cittadino.

Non solo.

Era ormai evidente come l’opera di Tremestieri fosse il frutto di una progettazione e valutazione dei fenomeni naturali dell’area certamente non ottimale, mostrando una fragilità strutturale e gestionale che non può non avere dei responsabili. Chiedevamo per tali motivi l’istituzione di una commissione d’inchiesta per accertare eventuali responsabilità e verificare la reale fattibilità del progetto, anche alla luce della decisione assunta dall’esecutivo di ultimare l’opera, nella speranza che attraverso il completamento dei lavori potessero ridursi i disagi.

Malgrado la risposta evasiva, il Ministero non ha potuto far altro che confermare tutte le nostre preoccupazioni sia sulla non ottimale progettazione del porto, sia sull’inefficiente sistema di gestione e manutenzione dell’attracco.

Ma analizziamo alcuni passaggi fondamentali della risposta del ministero, che potete leggere integralmente qui.

“L’esecuzione di un porto in quel sito, sebbene richieda cure e progettazioni delicate, è certamente possibile.”

A tale osservazione ne segue un’altra altrettanto importante. In principio la Commissione considera positivamente la fattibilità dell’opera, benché da realizzarsi in una località sottoposta a forte erosione costiera e un rilevante trasporto di materiale solido. Tale riscontro è infatti subordinato “a cure e progettazioni delicate”. È evidente, quindi, che dati i possibili rischi di insabbiamento, già dalla sua inaugurazione si sarebbero dovute prevedere manutenzioni costanti e una celerità amministrativa che consentisse adeguati e periodici interventi. Tali operazioni, soggette ad autorizzazioni della Regione Siciliana, si sarebbero dovute limitare agli stati di emergenza (insabbiamento), ma avrebbero dovuto assicurare una costante attività di manutenzione, prevista sia dalla normativa che dal bilancio regionale. Ad oggi né i provvedimenti assunti dalla Regione, né i tempi amministrativi necessari per le autorizzazioni ai dragaggi risultano coerenti con le condizioni di fattibilità poste dal Governo.

 “L’opera mostrò già nell’inverno 2009-2010 una discreta vulnerabilità, con i primi cedimenti alla diga di sopraflutto generati da alcune forti mareggiate di scirocco che danneggiarono e in più riprese distrussero la testata della stessa”.

Un punto fermo, il progetto del porto di Tremestieri presenta diverse zone d’ombra. Secondo il Ministero l’Autorità Portuale, entrata ad opera conclusa nella gestione del porto, verificò che la causa dei cedimenti era rinvenibile in un errato dimensionamento e in un insufficiente livello di realizzazione. La stessa Autorità aveva informato la Procura di tale evidenza. Mi chiedo come mai, ad oggi, nessun responsabile sia stato ancora individuato e chiamato a risponderne, anche se dal 2014 la Procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta, attualmente in corso. È auspicabile che al termine delle indagini tali responsabilità si possano finalmente determinare. Analoghe lacune, infine, si rilevano per la nota vulnerabilità all’insabbiamento del molo. È lo stesso Governo a sottolineare come tali circostanze evidenzino “un non elevato livello di approfondimento del progetto“.

“La soluzione più immediata consiste nel realizzare un over-dredging in prossimità della testata del molo ricostruito.”

Più immediata, non migliore. La  creazione di un over-dredging, ovvero di un fondale più profondo del necessario potrebbe comportare un aumento dei tempi di nuovi insabbiamenti. Il materiale andrebbe ad accumularsi all’interno di una fossa, ritardando così il momento in cui la sabbia impedirà l’adeguato pescaggio delle navi. Questa soluzione però non tiene sufficiente conto dell’importante fenomeno di erosione costiera a Galati e come in altri litorali della zona. Com’è noto le località limitrofe al porto di Tremestieri hanno visto sensibilmente aumentare i danni derivanti dall’erosione costiera che in questi anni ha già causato una forte riduzione del litorale.

“Il Governo ha stabilito di completare la costruzione dell’esistente approdo integrandolo con nuove opere.”

L’approvazione di un progetto da oltre 120 milioni di euro, in presenza di evidenti problematiche strutturali e funzionali, anche in considerazione del fascicolo aperto dalla Procura della Repubblica su responsabilità legate a possibili inefficienze progettuali, lascia perplessi. L’ultimazione del porto può avvenire solo dopo aver valutato attentamente tutte le conseguenze. Lo stesso Governo parla soltanto di una “possibile soluzione” in merito alla creazione di una vasca per la sabbia. Se vi è una fragilità nota, vi sono delle carenze strutturali, occorre un adeguato approfondimento e una corretta analisi di tutti gli interventi necessari. L’esecutivo parla di una darsena che mitigherà i fenomeni meteo-marini. Sarebbe utile, da questo punto di vista, verificare il nuovo progetto, magari anche attraverso una partecipazione trasparente dei cittadini, che possano così apprendere ex-ante fattibilità e responsabilità del nuovo completamento.

“Il Ministero, fermi restanti gli esiti delle indagini della magistratura, si adopererà al fine di attivare ogni utile ed opportuno strumento di valutazione connesso alle criticità rilevate.”

È auspicabile che il Ministero resti vigile sia sulla prosecuzione dei lavori, sia sulla conclusione delle indagini. Una maggiore trasparenza, e un diretto coinvolgimento dei cittadini, creerebbe attorno all’opera un clima di maggiore credibilità.

Che il completamento del porto sia la panacea di tutti i problemi di Messina è tutto da dimostrare, e dopo la risposta del Ministero le perplessità sono ancora più forti di quanto non lo fossero in precedenza. Quel che è certo è che i tir non devono più attraversare la città e una soluzione va trovata, quella migliore, che sia il completamento del porto o l’uso della Via del Mare. È una scelta che spetta ai cittadini, i quali devono essere adeguatamente informati e interpellati.

Noi continueremo a vigilare, potete starne certi.

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