Salvare la natura significa prevenire le catastrofi: l’importanza dei Vigili del Fuoco

29 Aprile 2015

fuoco ed erosioneLa chiusura del Distaccamento Nord del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Messina, la gravissima carenza di organico e l’immobilità dei “piani alti” erano stati i punti principali dell’interrogazione che avevo presentato lo scorso mese al Ministero dell’Interno.

Ad oggi, pochissimo è cambiato, se non la continua, pressante, inascoltata richiesta di aiuto degli ambientalisti che vedono in questo binomio “mancanza Vigili – disastri ambientali” le potenzialità di catastrofi che potrebbero radere al suolo intere zone del messinese.

A tal proposito, vi propongo la riflessione dell’ambientalista Anna Giordano:

“La pioggia, quando cade dal cielo, reagisce in base a ciò che trova.  Un territorio sano, con vegetazione che attenua la forza delle gocce d’acqua che cadono, ne rallenta la potenza e consente di attutire l’impatto, salvaguardando l’integrità del suolo. 

Un territorio privo di vegetazione riceve invece la pioggia con tutta la sua potenza, fino a cedere e scivolare via, con quel che ne consegue. 
Le foglie, che siano alberi o macchia mediterranea o praterie steppiche, svolgono una funzione importantissima, di difesa dalla pioggia. 
La loro assenza, perchè incendiate, o tolte per urbanizzazione, cave, nuove strade o qualunque altro motivo, incrementa la potenza dell’acqua che inevitabilmente erode il suolo, fino a farlo cedere e precipitare verso valle. 
Le superfici impermeabili svolgono funzione di accelerazione delle acque piovane e incrementano la velocità di scorrimento, con potere sempre più distruttivo, consentendo di travolgere tutto ciò che si trova lungo il percorso. 
La tombinatura (copertura) delle fiumare eleva ulteriormente gli effetti negativi di piogge intense. Acqua che prima sarebbe scivolata su suoli naturali (impluvi), in modo del tutto naturale verso l’alveo, scorrendovi all’interno verso la foce e in mare, adesso scivolano sull’asfalto che copre la fiumara  o – se impedite da muri – possono arrivare a trovare percorsi alternativi fino allo sfondamento delle difese o semplicemente travolgere tutto ciò che vi è al di là del muro. 
Inoltre, l’acqua piovana che non riesce più a raggiungere le falde, non le rimpingua e queste – per leggi fisiche – vedono nel tempo il rischio di crollare, provocando lievi o intensi smottamenti laterali, in alcuni casi, anche crolli. 
In prossimità del mare avviene un ulteriore fenomeno irreversibile e gravissimo, anche per gli aspetti economico – sociali e non solo ambientali. 
Il diminuire dell’acqua di falda provoca l’intrusione di acqua salata dal mare, salinizzando le falde. La diminuzione avviene sia per alterazione delle fiumare (copertura, restringimento di alveo, realizzazione di muri che impediscono agli impluvi di portare l’acqua in alveo), sia per il prelievo mediante pozzi. Una volta diventata salata, l’acqua è inutilizzabile ai fini agricoli, potabili.  

Questo fenomeno è già avvenuto a Reggio Calabria, e rischia di avvenire anche a Messina. Salvare la vegetazione, qualunque essa sia, da quella apparentemente più banale (e non lo è) a quella più pregiata, significa fare vera e seria prevenzione da catastrofi future, non appena pioverà. 

A Messina (e non solo), i vigili del fuoco dovrebbero incrementare di numero e mezzi e poter intervenire ovunque, anche di inverno, quando è ormai pratica diffusissima incendiare pezzi di vegetazione ovunque, come accertato (e segnalato) dalle associazioni ambientaliste presenti sul territorio.  Lasciare che siano pochi e localizzati male, significa non voler fare prevenzione e lasciare un territorio molto fragile, alla mercè delle catastrofi che non mancheranno, e non certo per colpa della natura, ma delle ferite inferte dall’uomo al territorio, ancora oggi oggetto di gravi alterazioni e mancanza di tutela”.

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