Era il 20 aprile 1945. Il piccolo Sergio De Simone aveva 7 anni e due colpe: pregare un Dio diverso e non appartenere alla razza ariana. Quel giorno, lui ed altri 19 bambini di origine ebraica, furono seviziati e uccisi da un medico che, spinto dal folle demone di ricercare un vaccino antitubercolare, in totale spregio al “giuramento di Ippocrate”, decise di sperimentare le sue “cure” su vite innocenti. Venti bambini, quel giorno, furono uccisi ed appesi al muro con dei ganci.
Ieri pomeriggio ho partecipato al “Settantesimo Anniversario della strage dei bambini di Bullenhuser Damm”, l’incontro organizzato per commemorare la tragedia dei venti bambini di origine ebraica, trucidati nella scuola di Bullenhuser Damm, non lontano da Amburgo, pochi giorni prima della II Guerra Mondiale.
Nell’accettare l’invito a questa toccante manifestazione, mi sono chiesto quale fosse il ruolo della Commissione a cui appartengo, la VII, quella che reca il nome “Cultura, Scienza e Istruzione”.
Quando sono a Roma, mi soffermo spesso davanti alla sinagoga per osservare la targa a Stefano Tachè, il bambino di due anni ucciso dal terrorismo in nome di un odio razziale. Può la religione intimarti di uccidere un tuo simile? Il Presidente Mattarella nel suo discorso alla camera l’ha ricordato con molta appropriatezza e sensibilità come un bambino Italiano!
La Commissione Cultura ha il dovere di perpetuare la memoria dell’imbarbarimento di quei tragici accadimenti. È troppo facile e comodo dire “mai più”! Non basta! Oggi purtroppo assistiamo ad una Jihad contro cristiani e soprattutto ebrei: le sinagoghe vengono attaccate, i cimiteri ebraici profanati, gli ebrei francesi hanno paura e meditano il trasferimento in Israele. Dobbiamo opporci con tutte le nostre forze a questa pericolosa deriva.
La Commissione Cultura deve stimolare tutte le energie disponibili affinché le nuove generazioni abbiano contezza degli errori e degli orrori di quegli anni bui e possano crescere in un clima dove sia messa al bando la paura del diverso, dove la comprensione e la solidarietà prendano il posto della diffidenza, l’amore quello dell’odio, il perdono quello del rancore.
Quello che mi auguro è che dalla VII commissione nasca un’iniziativa che coinvolga la comunità ebraica romana e l’Accademia nazionale di Santa Cecilia. Auspico un concerto sinfonico aperto alle scuole per ricordare il piccolo De Simone e tutti gli altri bimbi tragicamente privati del loro futuro da quell’orco cattivo che nemmeno il più tetro inferno avrebbe potuto.
Rievocheremo insieme Dimitri Shostakovich e le sue note, per non dimenticare mai:
“Questo silenzio qua è tutto un grido.
Io sento già sbiancarsi i miei capelli.
Io stesso sono come un grido muto
In quest’immenso mucchio di sepolti.
Io stesso sono un vecchio fucilato.
Io stesso ogni bimbo che venne massacrato qui.
Io stesso non potrò mai dimenticare.”