Continuano a circolare notizie assurde sul piano delle Autorità Portuali che il Ministero di Lupi vorrebbe portare avanti. Siamo al paradosso! La proposta che dovrebbe arrivare sul tavolo del Governo, infatti, prevederebbe l’istituzione di un’Authority che controlli le altre Authority, lasciando dunque completamente intatte le 24 autorità portuali esistenti, inserendone una nuova con compiti di coordinamento.
Un’ipotesi che ritengo assurda, considerando anche la situazione del Sud e, in particolare, la situazione di Messina.
Innanzitutto va ricordato che le Autorità indipendenti, ad oggi, sono 9, hanno in totale quasi 2.300 dipendenti e costano oltre 600 milioni all’anno, poco più della metà dei quali solo per stipendi e contributi previdenziali.
Inoltre non va dimenticato che, appena un anno fa, lo stesso Ministero diceva che 24 autorità portuali erano troppe e che “bisogna avere il coraggio di cambiare”.
Già lo scorso mese, in un’interrogazione, sottolineavo come nonostante l’insediamento del Comitato di esperti (voluto dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti) per elaborare il “Piano strategico nazionale della portualità e della logistica” con cui, tra le altre cose, si sarebbe dovuto ridurre il numero delle Autorità portuali, al Meridione continuavamo ad essere al palo.
E adesso si vorrebbe dare il colpo di coda, ritirando anche quella minima strategia progettuale per ridurre il numero delle autorità. Avevo chiesto l’istituzione di un unico distretto di competenza a cui potesse venire affidata la gestione dei traffici marittimi tra le sponde di Messina e Reggio Calabria, di modo da assicurare la continuità territoriale e commerciale necessaria.
A nessuno, però, sembra interessare il problema di quel traffico ferroviario, gommato e pedonale tra le due sponde che continua a tenere sotto scacco la Sicilia. E non che le soluzioni estemporanee fino ad ora adottate siano servite a qualcosa se non a penalizzare la programmazione economica delle imprese e l’imponente pendolarismo.
Se Lupi ha intenzione di rispondere così ai problemi della Sicilia, il MoVimento 5 Stelle dice fermamente “no”. E ci faremo sentire.