Era il 2 luglio 2001 quando nella mia città, a Messina, moriva Antonino Currò, giovane tifoso di 24 anni, la cui unica colpa era stata quella di assistere ad una partita della sua squadra del cuore. La sua morte venne usata come monito in tutti gli organi di stampa: “Mai più simili tragedie”.
Peccato che quella non fu affatto la fine, anzi. Da quell’episodio, a cadenza quasi annuale, altre vittime ed altri incendi caratterizzavano ogni stagione sportiva.
Nel 2007, un altro siciliano, Filippo Raciti, ispettore capo della Polizia di Stato, moriva a Catania in occasione di un’altra manifestazione sportiva, un’altra guerriglia organizzata. Lo stadio Cibali, quella notte, venne messo a ferro e fuoco e la Polizia dovette fronteggiare una violenza non compatibile con un evento di sport, di divertimento, di gioco. Le immagini shock di quella sera davano la sensazione di assoluta inadeguatezza e assoluta inefficienza dei sistemi di prevenzione di tali fenomeni, nonché di uno stato che aveva lasciato quei poliziotti soli, senza alcuno strumento per difendersi. Una sensazione che proviamo ancora ora, a distanza di anni ed anni.
E’ l’assenza ingiustificata dello Stato che preoccupa. Per questo chiediamo al Governo di accogliere questo ordine del giorno, vogliamo dare alle Forze dell’Ordine gli strumenti necessari per reprimere sul nascere i fatti di violenza che nulla hanno a che vedere con gli eventi sportivi.
Ecco il mio intervento completo in aula: http://youtu.be/2qONxD_Kdvg.