Oggi ricorre il 69° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, il Giorno della Memoria, e durante la seduta odierna ho avuto l’onore, dopo essere già intervenuto (VIDEO) in mattinata sul decreto IMU-Bankitalia, di commemorare le vttime dell’olocausto a nome di tutto il gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle.
Prima dei rappresentanti dei gruppi ha parlato la Presidente Boldrini che non ha perso occasione per attaccare la rete, strumentalizzando una commemorazione importante come quella in oggetto. Ella ha detto:
“Sono infatti purtroppo assai significativi i dati concernenti la diffusione in rete – in rete?! –, sul web, qui in Italia, di siti razzisti e antisemiti, così come il dilagare di pagine di ispirazione nazifascista sui social media”.
È chiaro che anche io, e con me tutto il MoVimento 5 Stelle, condanno fortemente questi atteggiamenti e i suddetti siti internet antisemiti o di ispirazione nazifascista, ma ho voluto ricordare alla Presidente Boldrini che dietro questi siti o profili ci sono delle persone in carne e ossa che ovviamente fanno parte della società e che non si può quindi addossare alla rete la colpa di diffondere materiale antisemita.
Di seguito il testo del mio intervento:
Signora Presidente, devo dire in premessa che la rete è lo specchio della società, quindi quello che avviene in rete è quello che comunque avverrebbe nel mondo reale. È, quindi, davvero inutile prendersela con questo mezzo. Mi viene in mente il chimico ebreo Haber che sintetizzò l’ammoniaca con cui poi fecero l’acido nitrico e si fecero gli arsenali, mi riferisco ai tedeschi, per poi fare la Seconda guerra mondiale. Anche se non ci fosse stata quell’ammoniaca, non ci fosse stato questo premio Nobel, la guerra sarebbe scoppiata lo stesso. Quindi, non credo che sia il caso di prendersela con la rete, ma piuttosto con la società tutta.
Presidente, oggi è il sessantanovesimo anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, il Giorno della memoria. Un giorno per ricordare di cosa è capace l’essere umano. Milioni di morti tra ebrei, principalmente ebrei, ma anche omosessuali, rom, disabili, prigionieri politici e militari, tutti coloro ritenuti al tempo indesiderabili. La persecuzione del diverso. Vedere nel diverso una minaccia e non una possibilità di arricchimento culturale, attraverso un confronto con questo.
Penso a Primo Levi, anch’egli un chimico. Penso al suo attestato di laurea, in cui era scritto a chiare lettere «di razza ebraica», alla sua frustrazione nel non trovare lavoro per colpa di tre parole, così come descrive lui stesso ne «Il sistema periodico». Penso alla vita nel lager, ben oltre i limiti dell’umanità, descritta in Se questo è un uomo. Penso al suo suicidio, che fa di lui una vittima dell’Olocausto a tutti gli effetti.
Ma oggi quello che fa davvero male è l’ignoranza, è l’odio, ingiustificato, che ancora nel XXI secolo vengono manifestati attraverso atti vili come quello di ieri: la spedizione di teste di maiale alla sinagoga ebraica, all’ambasciata dello Stato di Israele e al museo di Roma di Trastevere, dove attualmente è allestita una mostra sulla cultura ebraica. Agghiacciante. Nessuno merita un trattamento del genere, per nessun motivo.
Mi viene in mente oggi quello che mi accadde una sera di settembre. Volevo far vedere ad un amico il ghetto di Roma, una zona che visito volentieri. Ma quella sera trovai la zona transennata, perché si stava svolgendo una festa ebraica. Mi irritai di non potervi accedere come cittadino italiano su suolo italiano. Mi era sembrato un atto di superbia da parte della comunità. Una visione ingenua, la mia, molto ingenua. Il barbaro episodio di ieri spiega ampiamente quelle transenne e purtroppo impone la loro presenza anche per le festività future, cosicché per colpa di pochi stupidi, barbari, ignoranti, che si sono macchiati di un gesto tanto atroce, a tutti gli italiani non ebrei è preclusa la possibilità di assistere a tali feste e, quindi, di conoscere la religione ebraica, quella che – ricordo – praticava Gesù di Nazareth.
La disumanizzazione che si è verificata negli anni della Shoah è la più grande ferita mai inferta alla dignità dell’uomo. Rendere un uomo non più tale, cancellarlo come miracolo vivente, magari anche tenendolo in vita come insieme di carne, muscoli e sangue, è un abominio più grande della morte stessa. Oggi l’eco storica delle urla delle vittime inevitabilmente si scontra con l’eco attuale delle urla di chi è tuttora vittima di violenze ingiustificate. E questo ci fa comprendere che molto dobbiamo fare, che la vita umana non è ancora tutelata come quel miracolo universale qual è.
La storia oggi, in questo giorno di memoria ci deve essere maestra, deve bussare prepotentemente alle porte della nostra coscienza e deve farci capire che tutto ciò che è stato fatto non deve essere mai più ripetuto. Non possiamo più permetterci che l’umanità smetta di nuovo di essere tale. Non possiamo più permetterci che il seme dell’odio fiorisca di nuovo nel cuore.