Con il decreto ministeriale n.334 del 2013 il precedente Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Profumo, disciplinava circa modalità e contenuti delle prove di ammissione ai corsi di laurea ad accesso programmato a livello nazionale per l’anno accademico 2013-2014; con il nuovo decreto ministeriale 12 giugno 2013, n.449, a firma dell’attuale Ministro dell’istruzione, onorevole Carrozza, si provvedeva a sostituire la disciplina emanata con il decreto precedente, il n.334 del 2013, andando a riformare modalità e procedure relative allo svolgimento della prova di ammissione ai corsi di laurea ad accesso programmato a livello nazionale per l’anno accademico 2013-2014.
Le modalità di valutazione delle prove, così come disciplinate dal decreto ministeriale n.196 del 2012 avrebbero garantito una maggiore equità e una valutazione più precisa delle effettive attitudini dei candidati a intraprendere i vari corsi ad accesso programmato, a differenza di una valutazione da effettuare ex ante, e per questo è effettivamente strano che il Ministro Carrozza, un mese fa, avesse deciso di modificarlo. Una valutazione così, come era stata prevista negli ultimi decreti ministeriali citati, mettendo a priori su piani diversi i candidati, non poteva certo tener conto dei diversi percorsi di studi da questi affrontati e delle effettive capacità conseguite, alcune delle quali potevano presentare maggiore aderenza alle discipline dei vari corsi ad accesso programmato, qualità e attinenze facilmente dimostrate attraverso una mera esecuzione del test. Il principio meritocratico che si è cercato di introdurre rappresenta un principio che poco attiene al merito, dal momento che la valutazione finale dello studente in sede di esame di Stato è strettamente collegata a fattori non sempre attinenti al mondo scolastico, quali fattori ambientali, provenienza del singolo studente, tipologia e prestigio dell’istituto frequentato, ovvero effettiva difficoltà del proprio corso di studi.
A mio parere, signor sottosegretario, l’effettivo merito dello studente dev’essere dimostrato in sede di prova di ammissione ai corsi di laurea ad accesso programmato, dove lo stesso candidato potrà esprimere, senza la presenza di un cosiddetto bonus di maturità, l’effettivo valore del titolo di studio conseguito e le relative capacità acquisite nel proprio percorso scolastico. Certo, anche il test ha i suoi limiti e li conosciamo bene, però, al momento, è da ritenere il metodo meno imperfetto che si possa utilizzare per l’ammissione ai corsi ad accesso programmato.
Come dicevo, siamo però fuori tempo, perché il Ministero ha fatto marcia indietro e ha abolito il bonus di maturità di cui sopra. Mi piace pensare che, anche se l’atto è discusso solo oggi, ha in qualche modo influito su questa decisione: me lo auguro veramente.
Quello che invece mi sembra assurdo è il tempismo con il quale è stata presa la decisione: mentre i candidati erano seduti a fare i test, di fatto, una cosa del genere. Una scelta che doveva essere giusta senza se e senza ma, ovvero la revoca del bonus di maturità, adesso risulta quanto mai inopportuna. Sto anticipando per il semplice fatto che posso vagamente immaginare quale sarà la sua risposta, sottosegretario, perché con il «decreto istruzione» sappiamo che il bonus maturità è stato abolito e noi sicuramente non presenteremo un emendamento per ripristinarlo, perché siamo contrari. È però davvero pazzesco questo tempismo, che ci lascia alquanto perplessi.
L’interpellanza è disponibile QUI
La risposta la trovate nel video sottostante: